La storia della Groenlandia: dalla terra verde ai ghiacci
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Perché la Groenlandia ha un nome che significa “Terra Verde”?
Attualmente, la Groenlandia è un’isola dal clima polare, ricoperta da ghiacciai. Tuttavia, negli ultimi decenni, l’estensione dei ghiacciai si è progressivamente ridotta a causa di una serie di estati particolarmente calde. Non è la prima volta che questo accade: in epoca medievale, a partire dal IX secolo, un progressivo innalzamento delle temperature portò a una fase climatica particolarmente favorevole nell’intero emisfero settentrionale.
Il primo effetto di questo riscaldamento fu la riduzione delle dimensioni del ghiacciaio del Mare Glaciale Artico, che si ritirò sempre più a nord, permettendo la navigazione nelle sue acque. Le condizioni climatiche favorevoli e i raccolti abbondanti favorirono un aumento demografico anche nelle terre scandinave.
L’elevata densità di popolazione e le limitate possibilità di coltivazione nei territori lungo i fiordi spinsero gli abitanti, i Vichinghi, a stabilirsi prima nelle isole Fær Øer e poi in Islanda. Erik il Rosso, condottiero e navigatore vichingo (n. 940 circa - m. 1007 circa), guidò una spedizione dall’Islanda e, intorno al 985, raggiunse le coste meridionali dell’isola, che chiamò Grönland (Terra Verde) perché ricca di verdi pascoli estivi per il bestiame. Inoltre, il mare che la circondava era molto pescoso e popolato da numerosi mammiferi marini.
I Vichinghi fondarono due insediamenti permanenti sulle coste sud-orientali e occidentali della Groenlandia. Queste colonie prosperarono grazie alla possibilità di coltivare l’orzo e di allevare il bestiame. Le temperature miti e l’assenza di ghiacci spinsero i Vichinghi a navigare verso occidente con le loro agili imbarcazioni, fino a raggiungere le coste dell’isola di Terranova.
Illustrazione che rappresenta la scoperta e il popolamento della Groenlandia da parte di Erik il Rosso e dei Vichinghi durante l'Optimum Climatico Medievale (immagine generata da AI).
A Terranova, che oggi fa parte del Canada, i Vichinghi fondarono un villaggio che prosperò per quasi due secoli. In quei luoghi remoti si sviluppò un fiorente commercio di legname e di avorio di tricheco, beni che venivano venduti nei vari empori dell’Europa settentrionale grazie a nuove vie di navigazione che collegavano le attuali coste canadesi, la Groenlandia e la Scandinavia.
Sul finire del XIII secolo, questa fase climatica favorevole si concluse e il pack di ghiaccio, nuovamente formatosi, costrinse i navigatori vichinghi a modificare o sospendere le rotte più occidentali. Di conseguenza, venne abbandonato l’unico villaggio vichingo del Nord America, Anse aux Meadows, a Terranova, scoperto nel 1960 grazie a uno scavo archeologico.
Anse aux Meadows è un sito archeologico situato all'estremità settentrionale di Terranova, in Canada, che rappresenta l'unica testimonianza accertata di un insediamento vichingo in Nord America. Scoperto nel 1960, questo sito offre una preziosa finestra sulla presenza vichinga nel Nuovo Mondo. Immagine della ricostruzione delle abitazioni vichinghe ©wikipedia
Il peggioramento del clima proseguì, e i ghiacciai ripresero lentamente a espandersi in tutto l’emisfero settentrionale. In Groenlandia, i periodi vegetativi si accorciarono e gli abitanti, che nel periodo più favorevole avevano raggiunto quasi un migliaio di persone, distribuite in 95 fattorie, iniziarono gradualmente ad abbandonare il territorio. Il susseguirsi di inverni eccezionalmente rigidi (1345-1355) portò al completo abbandono della “Terra Verde” da parte dei coloni, a causa della continua espansione del mare di ghiaccio.
L’optimum climatico medievale, ormai in fase di esaurimento, aveva reso possibile non solo la navigazione e la fondazione di colonie in terre così remote, ma anche la crescita rigogliosa di vigneti nei monasteri dell’Inghilterra meridionale.
A partire dalla metà del XV secolo, il clima subì un ulteriore cambiamento: le estati divennero progressivamente più fredde e i periodi vegetativi sempre più brevi. Stava iniziando la cosiddetta Piccola Età Glaciale, che durò quasi quattro secoli e rese le condizioni di vita estremamente difficili in tutta Europa.
Gli studi sulla Groenlandia, dalle fasi di colonizzazione vichinga durante l’optimum climatico medievale fino all’abbandono nel periodo della Piccola Età Glaciale, devono molto alla dendroclimatologia, una branca della dendrocronologia. È proprio attraverso l’analisi degli anelli di accrescimento degli alberi che è stato possibile ricostruire le variazioni di piovosità, temperatura e umidità che caratterizzarono queste epoche. La densità del legno negli anelli fornisce infatti preziose informazioni sulle condizioni ambientali che resero possibile la navigazione artica, l’agricoltura e la vita nei villaggi vichinghi, e che successivamente portarono al loro declino. Gli alberi, veri e propri archivi naturali, raccontano la storia di un clima che ha influenzato profondamente l’uomo e l’ambiente.
Questa tematica, tuttavia, non riguarda solo il passato. I cambiamenti climatici attuali stanno riportando l’attenzione sulla Groenlandia, un’area particolarmente sensibile alle fluttuazioni climatiche. L’innalzamento delle temperature sta infatti determinando un rapido scioglimento dei ghiacci. La ricerca dendrocronologica non solo aiuta a comprendere il passato, ma fornisce anche strumenti per guardare al futuro, offrendo indicazioni su come le dinamiche climatiche possano influenzare l’ambiente e le società moderne.
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a cura di Maria Ivana Pezzo, Laboratorio di Dendrocronologia Fondazione MCR